Il luogo
"Diverse sono le necropoli relative all’abitato dell’antica Agrigento, organizzatesi dall’età coeva alla fondazione greca della città fino all’età paleocristiana; esse sono ubicate intorno all’abitato e fino alla zona prospiciente il mare, sulla collinetta di Montelusa, dove si trova una delle necropoli più antiche. È la vetrina 74 che conserva le testimonianze provenienti da Montelusa, con reperti che risalgono al medio e tardo corinzio (alcuni corredi sono esposti anche nella II sala), insieme ad un monumentale sarcofago con fregio che riproduce la trabeazione di un tempio dorico con metope e triglifi, risalente al V sec. a.C..
Di rilevante importanza è la necropoli di contrada Pezzino che, con la sua notevole estensione e la ricchezza dei materiali restituiti, permette di seguire la storia della città dalla sua fondazione al IV sec. a.C.. Essa è ubicata fuori le mura, nei pressi delle porte VI e VII e risulta particolarmente ricca nel periodo classico, dal 480 al 430 a.C.. È da questa necropoli che proviene la maggior parte dei bellissimi vasi agrigentini esposti in altri musei europei, ed è in questa che sono stati ritrovati i reperti allestiti nelle vetrine 75-81 che, disposti in ordine cronologico, attestano la varietà e lo splendore dei manufatti in gran parte prodotti da fabbriche attiche nelle tecniche a figure nere e rosse, di cui pregevoli esempi sono i crateri della vetrina 80, ambedue databili al 440-430 a.C.: uno con giovani in processione e l’altro con giovane citaredo. Curioso il ritrovamento nella tomba 1771 (v. 77) di ceppi in ferro, ancora inseriti alle caviglie del defunto sepolto.
Anche la necropoli di contrada Mosè, ad est di Akrágas, è usata dal VI sec. a.C., ma conosce il suo massimo splendore nel corso del V, di cui il sarcofago in marmo con coperchio a doppio spiovente e fregio dipinto, esposto nella sala, è un notevole esempio. Alla fine del V sec. a.C. è riferibile il magnifico cratere in bronzo con anse a volute con attacchi a testa di cigno, ritrovato in un pozzetto insieme ad altri vasi in terracotta, attestante l’uso rituale dell’incinerazione accanto a quello dell’inumazione.
Nel V e IV sec. a.C. altre due necropoli vengono organizzate: una a sud-ovest della città, in contrada Poggio Giache presso Villaseta, da cui provengono i materiali esposti nelle vetrine 83-84, ed una nella zona meridionale della moderna Agrigento, nel rione cosiddetto “sottogas”, appena fuori la porta IX, usata fino al III sec. a.C. (v. 84).
Altri sono i cimiteri antichi presenti nel territorio, di cui in questa sala non sono esposti i corredi ma che, con la loro capillarità, attestano l’estensione dell’insediamento urbano: la necropoli di contrada San Biagio e quella romana, ubicata sul fianco meridionale della collina dei templi e caratterizzata anche da tombe monumentali, in uso dal I al III sec.. Probabilmente da questa proviene il bellissimo sarcofago di fanciullo, scolpito in marmo e con decoro su tre lati. Riconducibile cronologicamente ad età adrianea (inizi II sec. d.C.), sul lato frontale con grande effetto realistico propone la scena della morte di un bimbo, disteso sul letto e circondato dai genitori con il capo velato e reclinato in segno di grande mestizia, e da altre figure che fanno da sfondo: in particolare, un uomo con le mani sollevate in segno di dolore ed una donna che, china sullo sfortunato fanciullo, ne accarezza con tenerezza il volto. A sinistra il bimbo è, invece, ricordato in un momento di vita, durante una lezione a scuola. Lateralmente, due momenti dell’esistenza del fanciullo: quello della nascita, sul lato breve a destra, con la madre che dopo il parto assiste alle cure delle altre donne presenti all’evento e, sul lato opposto, il bimbo che gioca su un piccolo carro trainato da una pecora e due figure in secondo piano, scena simbolicamente interpretata anche come il viaggio finale compiuto dallo sfortunato fanciullo verso il regno dei morti.
Gli ultimi due sarcofagi esposti, riferibili al III sec., provengono dalla collezione del Museo Civico; di essi, dunque, non si conosce l’esatta provenienza.
Il primo, a vasca, ha scolpito al centro della fronte, all’interno di un clipeo, il ritratto della defunta, sorretto da due grandi geni alati; al di sotto, lotta tra due galli e putti variamente atteggiati.
L’altro, di cui si conserva soltanto la fronte, ha una decorazione con strigilature laterali e clipeo con coppia di sposi al centro, al di sotto del quale campeggiano due maschere teatrali contrapposte, probabilmente inserite con riferimento all’attività svolta in vita dai defunti; quest’ultimo motivo è stato ripreso nella scultura in bronzo apposta sulla pietra che conserva le ceneri di Luigi Pirandello, presso la casa natale del grande drammaturgo in contrada Caos."