Il luogo
La storia del territorio della provincia agrigentina continua nella sala XIV, dove sono esposti i reperti provenienti da quattro siti che sono testimonianza del lungo processo di ellenizzazione che dalle coste penetra verso l’interno: Montagnoli, Eraclea Minoa, Monte Adranone e Rocca Nadore.
La prima vetrina espone i reperti provenienti da Montagnoli di Menfi, sito antropizzato già dalla seconda metà dell’VIII sec. a.C., di cui si espongono bei frammenti di ceramica indigena con decorazione impressa e che succedono cronologicamente alle testimonianze archeologiche della sala precedente. Gran parte dell’esposizione della sala è riservata ad Eraclea Minoa, fondazione selinuntina del VI sec. a.C., posta alla foce est del fiume Platani (antico Alykos), che ben presto entra nella sfera politica di Akrágas, costituendone avamposto contro i cartaginesi stanziati nella zona più occidentale dell’isola. Gli scavi hanno messo in luce la città di età ellenistica e romana, con evidenze monumentali di rilevante importanza, quali il teatro e la zona abitativa, ed una necropoli che ha restituito materiali che risalgono fino all’epoca coeva alla fondazione greca. Nelle vetrine si espongono alcuni corredi funerari che dal VI giungono al III sec. a.C. e numerosi materiali dall’abitato: lucerne di età ellenistica, anse di anfore da trasporto con bolli impressi; di notevole importanza, inoltre, un frammento di grande vaso con la figura di un telamone che, nella sua configurazione, riproduce quelli inseriti all’esterno del tempio di Zeus Olimpio ad Akrágas. Interessanti i quattro elmi, tra i pochi reperti di tale tipologia presenti al museo, di tipo greco e romano.
Nei pressi di Sambuca di Sicilia, su Monte Adranone, sorge il centro identificato con l’Adranon menzionato da Diodoro, di estrema importanza strategica perché in un’area di incontro tra le zone di influenza sicana ed elimo-punica.
Il centro, attivo dall’VIII al III sec. a.C., è di grande interesse per le testimonianze indigene (come le oinochoai con decorazione geometrica e volatili), miste a quelle greche e puniche, evidenti soprattutto nei reperti provenienti dai santuari.
Una menzione a parte merita il corredo della tomba 3, individuata nella necropoli localizzata alle pendici meridionali del monte e caratterizzata da sepolture di varia tipologia. La tomba è di tipo ipogeico ed è riferibile alla fase di frequentazione della necropoli nel VI-V sec. a.C., cui segue la fase delle tombe a cassa di IV sec. a.C.. Spiccano, tra gli altri manufatti, i reperti in bronzo, notevoli per gusto e fattura.
Altro sito presente è quello di Rocca Nadore, nei pressi di Sciacca, sede di un centro indigeno ellenizzato con funzioni militari e riconducibile cronologicamente al IV-III sec. a.C.; dalla stessa zona, precisamente dal piano di Fossillo, proviene una bella testa di Pan in marmo di età romana.
Di recente sono stati nuovamente inseriti in esposizione alcuni reperti provenienti dal sito di Vito Soldano, nei pressi di Canicattì, in cui è stato scavato un edificio termale, connesso con un abitato di cui sono state trovate tracce, riferibile cronologicamente a età costantiniana (tra la fine del III secolo e gli inizi del IV). I reperti di varia tipologia coprono un ampio arco temporale, che dal periodo classico giunge a quello paleocristiano e tardoantico.