Il luogo
La statuaria greca ha sperimentato diverse fasi evolutive, da forme rigide e stilizzate tipiche dell’arcaismo a rappresentazioni sempre più realistiche e dinamiche.
Tra l’arcaismo e le espressioni della piena classicità di cui Fidia è il primo grande interprete con i suoi lavori a Olimpia e Atene, si afferma tra il 480 e il 450 a. C. uno stile che viene detto severo, chiamato anche stile di transizione. Caratterizzato dalla plasticità delle figure scolpite, lo stile severo si esprime con forme scultoree compatte, che non cedono ad alcun cenno decorativo, oltre che con il movimento delle membra, che movimenta la rigidità delle figure arcaiche.
Il kouros di Agrigento, risalente al V secolo a.C., è un esempio tipico della scultura “severa”. Con il tempo l’arte scultorea si evolve ancor di più e, nel corso del IV sec. a.C. e oltre, giunge a una dinamicità di movimenti che rompe ormai tutti gli spazi e le dimensioni fisiche, dando alle opere grande realismo, visibile anche negli atteggiamenti ed espressioni che rivelano i sentimenti dei soggetti scolpiti. Nella sala X sono esposte due opere che si riferiscono a questo momento cronologico.
La statuetta di Afrodite al bagno, risalente al II-I secolo a.C., mostra la dea in un momento di intimità, mentre asciuga i capelli, come farebbero pensare la torsione del corpo e il braccio sinistro poggiato sulla corrispondente gamba. L’arte ellenistica si distingue proprio per questa capacità di cogliere attimi di vita quotidiana con grande naturalezza e grazia.
Infine, il torso maschile, databile tra il III e il II secolo a.C., è un perfetto esempio del realismo ellenistico. Le superfici scolpite con effetti di chiaroscuro creano un senso di profondità e movimento, enfatizzando la fisicità del corpo. In questo periodo, la scultura non si limitava più a rappresentare figure idealizzate, ma cercava di trasmettere emozioni ed energia.