Il luogo
Il territorio prima dell’arrivo dei greci: le culture indigene e Sant’Angelo Muxaro
La seconda sala, intitolata a Biagio Pace, custodisce reperti che attestano la presenza delle popolazioni indigene pregreche e il periodo della colonizzazione ellenica, avvenuta agli inizi del VI secolo a.C., un momento cruciale nella storia del territorio.
Le prime cinque vetrine espongono manufatti appartenenti alle civiltà esistenti prima dell’arrivo dei Greci. Per quanto riguarda l’età del rame (III millennio a.C.), è rappresentata la cultura di Serraferlicchio, così denominata dalla collina situata immediatamente a nord di Agrigento. Da questa cultura proviene una caratteristica ceramica dipinta in nero su fondo rosso o giallo chiaro, ritrovata anche in altri siti siciliani, segno della sua ampia diffusione.
All’età del bronzo appartengono invece le ceramiche castellucciane rinvenute in contrada Monserrato. Di particolare interesse è anche il sito indigeno di contrada Cannatello, situato a sud-est della città, vicino al mare. Questo insediamento, databile all’età del medio e tardo bronzo, ha restituito frammenti e manufatti micenei risalenti ai secoli XIV-XIII a.C. La presenza di materiali di origine egea è di grande rilievo, poiché dimostra come la Sicilia intrattenesse rapporti commerciali e culturali con il Mediterraneo orientale già molto prima dell’inizio della colonizzazione greca dell’VIII secolo a.C. (vetrina 4).
Un’altra importante civiltà indigena dell’età del ferro è quella di Sant’Angelo Muxaro, centro situato nella provincia di Agrigento lungo il fiume Platani. Attiva fino al tempo della colonizzazione greca, questa cultura si distingue per la produzione di ceramiche particolarmente raffinate e per la lavorazione di manufatti in metalli preziosi di chiara influenza egea, che testimoniano il livello di ricchezza raggiunto e i contatti con l’Oriente mediterraneo. Tra i reperti esposti vi sono anche le riproduzioni di una patera e di due anelli, i cui esemplari originali sono conservati rispettivamente al British Museum di Londra e al Museo “Paolo Orsi” di Siracusa (vetrina 5).
Il percorso degli abitanti di Gela fondatori di una nuova città: Akrágas
Gela fu la prima colonia rodio-cretese fondata in Sicilia nel 689-688 a.C. Le vetrine 6 e 7 raccontano il percorso di controllo ed appropriazione del territorio da parte degli abitanti di Gela che, nell’arco di un secolo, si impossessano della costa centro-meridionale della Sicilia, fino a fondare una nuova grande colonia: Akrágas.
Le ultime vetrine contengono, invece, i materiali coevi alla fondazione della città di Akrágas: quelli relativi alla necropoli di Montelusa, nei pressi di San Leone, sede dell’antico emporio sul mare, oltre a quelli provenienti dall’area dei santuari ctonii nel settore più occidentale della collina dei templi: frammenti di ceramica indigena con decorazione impressa e statuette fittili, tra le quali spicca un volto di notevole eleganza, con copricapo a polos e decorazione dipinta ancora ben visibile.
Deinos da Castellazzo di Palma di Montechiaro con triskeles
Tra i reperti più importanti dell’intera sala, è da segnalarsi un bel vaso dalla forma particolare, proveniente dalla località Castellazzo di Palma di Montechiaro: si tratta di un deinos, usato per mescolare vino e acqua.
È decorato con colori molto vivaci sia all’interno che all’esterno, con disegni geometrici e fitoformi che si ripetono e che sottolineano la sua forma circolare, sul cui fondo esterno convesso spicca l’immagine di una triskelés dalle punte dei piedi orientate a destra, un simbolo di origini orientali che solitamente presenta quattro gambe. Nella scelta di rappresentarne tre, motivo che si incontra soltanto in questa zona della Sicilia (un altro esempio si trova su una piccola tazza che viene da Gela esposta nella stessa sala, nella vetrina 6), ha fatto pensare alla possibilità, da parte dell’artigiano che ha dipinto l’oggetto, di aver volutamente trasformato il simbolo conosciuto (con quattro gambe) per rappresentare la forma geografica della Sicilia con le sue tre punte. Il motivo ornamentale è comunque testimonianza dei contatti culturali tra la Sicilia e il Mediterraneo orientale.